lunedì 30 maggio 2011

SOCIETÀ / Dominique Strauss-Kahn e la palestra

Aggiornamento: nota del 27.09.2011

   

Le condizioni aspre e disdicevoli di cui patisce l'ex Direttore generale del FMI

Dominique Strauss-Kahn e la palestra


di Iole Natoli
  
Sarebbero disposti a compiere reati ancor più gravi molti soggetti con la tendenza al crimine, se avessero la certezza che “dopo” sarebbe loro concesso di alloggiare in un loft dotato di palestra e ampi locali, a Tribeca, ex zona industriale di Manhattan, divenuta quartiere residenziale di prestigio. 

Stando alle varie notizie che circolano, la giornata di Strauss-Kahn è… deprimente. Sorvegliato per 24 ore al giorno - si dice -, potrà ricevere visite da familiari, amici e anche avvocati per il cumulo esiguo di quattro persone per volta. Gli sarà consentito di uscire ma - colmo della tragedia – dovrà avvisare la police ben sei ore prima. Avrà modo di recarsi a una funzione religiosa, dal medico, o negli studi dei suoi costosi avvocati ma… dalle ore 22 alle 6 del mattino successivo dovrà, ahimè, rimanere confinato in soli 600 mq di spazio, articolato abbastanza piacevolmente - com’è possibile verificare dai grafici posti on line dal Sole 24ore ma non al punto da costituire a tutti gli effetti… una reggia.
Ecco, al di là di ogni considerazione sul reato, che Strauss-Kahn avrebbe o non avrebbe commesso, il trattamento che questo detenuto particolare può concedersi ci sembra un veridico test d’uguaglianza, di cui un regime di supposta democrazia può gloriarsi, di certo assai ragionevolmente e a buon titolo.

Il 6 giugno vi sarà la nuova udienza, la prima dopo la concessione dei favolosi arresti domiciliari, quella in cui dovrà provare a difendersi dai 7 capi formali d'accusa. Beh, non vorremmo trovarci nei suoi panni, nemmeno nel regal loft di Tribeca.

Milano, 30 maggio 2011      

                                                                
© Iole Natoli

Articolo precedente su questo caso:
                          "Verità segrete esposte in evidenza"


Aggiornamento dell'1.07.2011.
Per dovere di cronaca segnaliamo che Dominique Strauss-Kahn non è più agli arresti domiciliari né in libertà vigilata. Si ritiene ora, infatti, che l'accusatrice abbia mentito in merito a talune circostanze. Il procedimento giudiziario, in ogni caso, andrà avanti.  




per la difesa
la donna

  Verità segrete esposte in evidenza
 … Élemire Zolla ci perdoni!
di Iole Natoli

Chissà perché son sempre consenzienti. Anche quelle che finiscono uccise.
Perdonateci questa boutade. Nessuno possiede il diritto di stabilire senza un processo come siano andate veramente le cose, nessuno può sostituirsi al giudice. Quel che però colpisce in questa storia non è tanto la posizione della difesa - che declinerebbe la “verità” che dichiara anche se fosse invece una menzogna - ma i distinguo che troviamo sparsi dovunque.
Se si trattasse di un cittadino qualsiasi, nessuno si preoccuperebbe del trattamento riservato a Dominique Strauss-Khan dalla stampa USA, che ha pubblicato foto in cui il Presidente del Fondo Monetario Internazionale è ritratto in manette e altre in cui appare trasandato e stressato per l’umiliante situazione in cui versa.
Il giornalista francese Jean Quatremer, esperto in Affari europei e diritto, delinea un’interpretazione sociologica e punta il dito sulle differenze del concetto di stupro negli Stati Uniti e in Francia, o in altre nazioni d’Europa. Negli USA, afferma, si può essere accusati di stupro o tentato stupro per comportamenti molto meno violenti di quelli cui si è abituati a pensare nella maggior parte dei paesi europei, persino per cose che altrove non sarebbero considerate “stupro” in alcun modo. Con l’eccezione s’intende della Svezia, che di recente ha mostrato al mondo la sua posizione divergente, incriminando per stupro Julian Assange, per rapporti sessuali non violenti come da dichiarazioni dell’accusa.
Negli USA, conclude il giornalista, si è del tutto impietosi verso qualsiasi cosa metta in forse l’uguaglianza tra uomo e donna.
Verrebbe quasi voglia di gridare “Siamo tutte statunitensi!”, a questo punto; sarebbe ora che tante scusanti equivoche sparissero dai nostri codici e dai nostri costumi.
Le affermazioni di Quatremer sono sicuramente fondate, in relazione ai dati generali. Tranne che per un punto. La polizia ha controllato il corpo dell’accusato, per trovare riscontri alle dichiarazioni dell’accusatrice, una cameriera d’albergo che si è dichiarata vittima di “attenzioni” focose e non gradite. Stando a quanto si legge sulla stampa, sul corpo dell’uomo sarebbero stati trovati dei graffi.   Bene. A meno che non sia fondata la tesi del complotto - cosa che Quatremer peraltro esclude - rimangono solo due ipotesi. Una è che, dopo un rapporto consenziente sado-maso, la fanciulla abbia espresso intime e contorte ragioni di vendetta lanciando contro Strauss-Khan accuse infondate. L’altra è che la ragazza abbia tentato in ogni modo di difendersi - e avrebbe dichiarato di esserci riuscita, da quanto si è appreso - lasciando tracce della lotta ingaggiata.
Coerentemente con quanto detto prima - che nessuno, tranne il giudice dopo un processo, può ragionevolmente “stabilire” come siano andate realmente le cose - noi ci asteniamo qui dal dichiarare quale tra le ipotesi considerate ci appare la più probabile, allo stato delle conoscenze attuali.

Milano, 18 maggio 2011
© Iole Natoli
Vai a “La misura civile della Svezia”, sul caso Assange


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